Il cinema si sente eccome. E non solo quello.
Iacopo Barison è un giovane scrittore. Forse sarà stufo di sentirsi dire questa cosa, ma è vera. Non è solo uno che scrive e scrive bene, è uno scrittore. Ed è giovane.
Lo dice la sua sensibilità, in primis. La sensibilità la puoi coltivare, ma se non ce l’hai dentro non arriverai mai a certi livelli. I due protagonisti del libro, i gemelli Orlando e Sofia, Iacopo li conosce alla perfezione, li sente fino in fondo, avverte e trasmette sfumature sottilissime. È in questo modo che il lettore li scopre e impara a conoscerli, fino in fondo.
Questa sua grande capacità è la sostanza primaria della storia, il sostrato davvero materico su cui si sviluppa altro. Il cinema. Nella trama, nei richiami a film e registi, ma anche e soprattutto nello scombinamento dei piani di realtà e di finzione così funzionali allo sviluppo della storia. E anzi di più, perché è proprio la finzione a innescare la ricerca dei protagonisti nella realtà, quella ricerca che li condurrà ad affrontare davvero il lutto della perdita dei genitori. È anche un omaggio al cinema, questo libro, alla sua capacità di sembrare vivo, di essere seducente come e più di tante forme d’arte.
E poi c’è il mistero da risolvere, quello del terzo fratello: una spinta per il lettore a tenere l’attenzione fino in fondo, in un libro che è tutt’altro che una detective story, senza nulla togliere a queste ultime. Perché “ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”, diceva qualcuno, e Iacopo questo racconta, non perché sempre di drammi si debba parlare, ma semplicemente perché è vero. E perché insieme alle varie infelicità ci sono i momenti divertenti e leggeri, sempre ognuno a modo suo. È la vita.
C’è tanto altro, in questo romanzo, ma torniamo al cinema. Guardare la copertina del libro è un po’ come guardare la locandina di un film subito prima di entrare in sala: la osservi, la apprezzi, ti incuriosisce. Dopo aver letto il libro, o essere usciti dalla sala, la riguardi e succedono due cose: conosci i personaggi e la capisci davvero. Ed è proprio lei, la copertina giusta, che ti trasmette tutto. Non a caso, è stata disegnata da Brian Rea, illustratore del New York Times.
Teniamo d’occhio Iacopo Barison.
Iacopo Barison, Autofiction, Fandango, 2022
Immagine di copertina: Brain Rea

